In sacrestia! ovvero ritorno al futuro

“La perdita del sacramento della riconciliazione è la radice di molti mali nella vita della Chiesa e nella vita del sacerdote”.
“Una delle perdite più tragiche, che la nostra Chiesa ha subito, nella seconda metà del 20° secolo, è la perdita dello Spirito Santo nel sacramento della riconciliazione”.
“Laddove il sacerdote non è più confessore, diventa operatore sociale religioso”.
“Le meraviglie di Dio non accadono mai sotto i riflettori della storia mondiale”, ma “si realizzano sempre in disparte”, e in particolare “nel segreto del confessionale”.
“Quando il sacerdote si allontana dal confessionale, entra in una grave crisi di identità”. Nell’allontanamento dal sacramento della penitenza risiede “una delle cause principali della molteplice crisi in cui il sacerdozio si è venuto a trovare negli ultimi cinquant’anni”.
“Un sacerdote che non si trova, con frequenza, sia da un lato che dall’altro della grata del confessionale subisce danni permanenti alla sua anima e alla sua missione”.
“Solo Dio può rimettere i peccati”: per questo “il sacramento della penitenza è la fonte di permanente rinnovamento e di rivitalizzazione della nostra esistenza sacerdotale”.
“La cosiddetta crisi del sacramento della penitenza non è solo dovuta al fatto che la gente non viene più a confessarsi, ma che noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale. Un confessionale in cui è presente un sacerdote, in una chiesa vuota, è il simbolo più toccante della pazienza di Dio che attende. Così è Dio. Ci attende tutta la vita”. Al contrario, “se ci viene in gran parte a mancare questo essenziale ambito del servizio sacerdotale, allora noi sacerdoti cadiamo facilmente in una mentalità funzionalista o al livello di una mera tecnica pastorale.
Il nostro esserci, da entrambi i lati della grata del confessionale, ci porta, attraverso la nostra testimonianza, a permettere che Cristo diventi percepibile per il popolo”.
“La gente ha una profonda nostalgia di sacerdoti, nei quali incontrare profondamente Cristo”.

Joachim Meisner, 9 giugno 2010